Scampato dalla guerra sul fronte orientale, il reduce Garnet Montrose fa ritorno in Virginia con il corpo dilaniato e il volto talmente sfigurato da provocare in chi lo guarda orrendi conati di vomito. In testa non ha che sbrendoli di pensiero: il frastuono degli uccelli al mattino, la necessità di trovarsi uno «schiavo», e un’inquietudine insopprimibile – la presenza-assenza in fondo alla via della vedova Rance, il grande amore della sua vita «da vivo». Con un piede nella fossa, il senso dell’esistenza di Garnet, cullato dall’aspettativa se non dal desiderio di una morte imminente, è allora tutto rimesso alla ricerca del valletto di cui ha bisogno per non crepare di dolore. Così da una serie di colloqui al veleno ne scamperanno due. Da una parte l’anestetico Quintus, nero e povero, che lo massaggia e gli recita ad alta voce qualche brano dai libri rimediati fra i vecchi scaffali di casa; dall’altra l’enigmatico Daventry, con il sorriso dolce e privo di incisivi, a cui viene conferito il compito cruciale di recapitare le lettere d’amore di Garnet direttamente nelle mani della vedova. La calma di questa vertigine quotidiana, tuttavia, rischia di incrinarsi: uno sfratto è dietro l’angolo, un’apocalisse è alle porte, e l’anima del protagonista, già parecchio a nudo, è sempre più alla mercé di quei prossimi estranei che si è ritrovato in casa. Interamente calata in un contesto simbolico e mistico – entro cui tutto però sembra incontestabilmente reale – ancora oggi la storia di Garnet rimane impossibile da categorizzare al di fuori dei principi letterari che stabilisce per sé. Come in una tomba è accessibile e inaccessibile al pari di una sala da ballo abbandonata, o come lo stile scarno e nervoso del suo profeta James Purdy – in questa novella, a detta di molti, al suo meglio di sempre.
«C’è sempre un momento in cui il lettore forte scopre James Purdy.» – Vanni Santoni, La Lettura
«Feroce e semplice, visionario e realistico: riesce a bilanciare due pulsioni narrative inconciliabili in apologhi crudeli, meravigliosi. Ha scritto Jonathan Franzen che dove gli scrittori come lui e Bellow si fermavano, lì cominciava James Purdy. Ecco, cominciate anche voi.» – Marco Rossari, D La Repubblica
«È bello perdersi nelle inquietudini di uno dei più sottovalutati autori contemporanei, capace di ignorare non solo la cultura ma anche la controcultura statunitense.» – Lorenzo Mazzoni, Il Fatto Quotidiano
James Purdy (Hicksville, 1914 – New York, 2009) è molto conosciuto come scrittore poco conosciuto. Sempre ai margini di ogni movimento, i suoi racconti e romanzi sono stati «il fiume sotterraneo che ha attraversato il paesaggio americano senza mai venire alla luce». Ha cominciato scrivendo lettere minatorie ai vicini di casa e a personalità del mondo dello spettacolo per poi proseguire pubblicando privatamente i racconti raccolti in Non chiamarmi col mio nome e A casa quando è buio. Nel 2020 Racconti ha pubblicato il suo terzo libro, la novella-capolavoro Come in una tomba.
Autore: James Purdy
Titolo: Come in una tomba
Traduttrice: Maria Pia Tosti Croce
Editore: Racconti
Anno di pubblicazione: 2020
Pagine: 128
ISBN: 9788899767426
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