Titolo: Che bocca grande che hai
Scritto da: Ester Manzini
Edito da: Lux Lab
Anno: 2025
Pagine: 308
ISBN: 9791281525948
Occhi che vedono tra le ombre, oltre il viso gentile del nuovo, giovane medico dai capelli rossi, appena arrivato nella valle alpina di Boécourt.
Che si scrutano da lontano, il ragazzo di città dal segreto inconfessabile e l’affascinante boscaiolo che quello stesso mistero lo cela a tutti, tranne che a sua nonna. Che si trovano, si riconoscono attraverso la maschera.
Che orecchie grandi hai… Orecchie che sentono il battito del cuore aumentare quando il lupo chiama, ulula, ringhia per emergere. Quando il legame si suggella – alfa e omega, il nucleo del branco, un amore imprevisto e ineluttabile.
Che ascoltano i sussurri, le minacce folli di chi semina paura a suon di leggende e colpi di fucile.
Che bocca grande hai… E quanto sono affilate le zanne che nasconde. Pronte a scattare, a difendere chi ha l’unica colpa di avere l’animo di un predatore e il cuore di un uomo.
“Che bocca grande hai” è un retelling shifter/omegaverse di Cappuccetto Rosso.
Nata nel 1985 tra boschi, fiumi e torbiere, Ester Manzini tenta di dedicarsi agli studi classici al liceo. I risultati discutibili la portano ad assecondare la grande passione per tutto ciò che è vivo. Si laurea in Biologia nel 2010, e nel 2014 consegue un PhD in Ecologia. Poi la vita prende una strada piena di deviazioni bizzarre: dopo un’esperienza tra foche e balene su un’isola deserta in Messico lavora come giornalista scientifica, copywriter e – cosa che continua a fare con entusiasmo – traduttrice e sceneggiatrice di videogiochi. Ha ceduto alla sua insolita ossessione per i funghi e ha inseguito il sogno di diventare micologa. Perché ehi, i funghi sono una figata. Vive al margine del bosco con umani adorabili, gatti a vari livelli di possessione demoniaca e cani troppo carini per il loro bene. Nerd, queer, neurodivergente, ha un passato da fanwriter accanita che ha inciso molto sulla sua carriera di scrittrice. Ha pubblicato diversi romanzi MM in italiano, sempre con un occhio di riguardo alla rappresentazione della varietà umana che caratterizza il nostro mondo. I suoi trope preferiti sono: hurt/comfort, angst with happy ending, found family. Non resiste alla tentazione di infondere un pizzico di ironia in tutte le sue storie, e non importa quanto strazio infligga ai suoi poveri personaggi: ha un cuore di panna e non sa vivere senza un grande lieto fine dopo tanto patire. Almeno nei romanzi ci meritiamo l’arcobaleno alla fine della tempesta.
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