Titolo: Due paradisi
Scritto da: Giorgio Ghiotti
Edito da: Vallecchi Firenze
Anno: 2025
Pagine: 88
ISBN: 9788882522377
Come un ventaglio di bellissima fattura, pagina dopo pagina Giorgio Ghiotti apre piccoli universi di fronte agli occhi del lettore. Due paradisi è un bestiario della mente popolato di creature reali e simboliche, vive o appuntate a una teca, «inchiodate per sempre al loro volo»; presenze animali e umane, tutte segnate dalla medesima mortale perfezione colta in un attimo di intravista eternità.
I due regni attraversati in questo libro sono spazi liminari: terrazzi, cantine, vialetti, e sono regni del tempo che tornano a coincidere, la giovinezza e le sue città, l’infanzia e i luoghi in lei trasfigurati, le vite altrui come eredità rimaste nelle stanze, età riflesse in un presente che a se stesso non fa sconti. Questa voce, che in appena trent’anni ha già un’opera solida e varia tra poesia e narrativa, nei versi risplende di una dimensione sempre duplice, fanciullesca e dura, limpida e intransigente, classica ma quotidiana.
Giorgio Ghiotti è forse l’ultimo custode di un mondo novecentesco a cui appartiene ancora interamente, per cantabilità e forma mentis.
Come un ventaglio di bellissima fattura, pagina dopo pagina Giorgio Ghiotti apre piccoli universi di fronte agli occhi del lettore. Due paradisi è un bestiario della mente popolato di creature reali e simboliche, vive o appuntate a una teca, «inchiodate per sempre al loro volo»; presenze animali e umane, tutte segnate dalla medesima mortale perfezione colta in un attimo di intravista eternità. I due regni attraversati in questo libro sono spazi liminari: terrazzi, cantine, vialetti, e sono regni del tempo che tornano a coincidere, la giovinezza e le sue città, l’infanzia e i luoghi in lei trasfigurati, le vite altrui come eredità rimaste nelle stanze, età riflesse in un presente che a se stesso non fa sconti. Questa voce, che in appena trent’anni ha già un’opera solida e varia tra poesia e narrativa, nei versi risplende di una dimensione sempre duplice, fanciullesca e dura, limpida e intransigente, classica ma quotidiana. Giorgio Ghiotti è forse l’ultimo custode di un mondo novecentesco a cui appartiene ancora interamente, per cantabilità e forma mentis.
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