Negli anni Venti, Djuna Barnes era una giornalista newyorkese molto immersa nei tumultuosi costumi del decennio. Che qui racconta in forma narrativa, affidando al suo alter ego più esuberante tre divagazioni non resistibili sul sesso, i suoi ruoli scambievoli, i suoi rocamboleschi imprevisti.
«Ho cambiato idea. Voglio scappare e diventare un ragazzo»
Djuna Barnes (Cornwall-on-the-Hudson, New York, 1892 – New York 1980) è stata una scrittrice statunitense. Fin dalle prime opere (poesie, drammi, racconti illustrati da lei stessa) diede prova di una fantasia strana e possente. Nel suo libro più noto, Bosco di notte (Nightwood, 1936) – rappresentazione del notturno, del perverso, del sacro – le storture psichiche dei cinque protagonisti sono narrate in un linguaggio barocco, immaginoso e stilizzato che crea intorno a essi un alone di sospeso orrore elisabettiano. Mitica figura dell’avanguardia newyorkese e parigina, Barnes ritornò, nel 1939, a New York, isolandosi nella sua casa del Greenwich Village, in un silenzio interrotto solo nel 1958, dalla pubblicazione del dramma poetico L’antifona (The antiphon).
Scritto da: Djuna Barnes
Titolo: I racconti di Lydia Steptoe
Titolo originale: The Lydia Steptoe Stories
Tradotto da: Lisa Topi
Edito da: Adelphi
Anno di pubblicazione: 2021
Pagine: 40
ISBN: 9788845935749