I racconti di Pittsburgh ci presentano una Willa Cather più urbana, che – come una specie di Balzac al femminile – dipinge una città industriale, grigia e triste a cui a volte fa da contrasto una New York ricca e culturalmente vitale. Là dove New York rappresenta l’ideale, la Pittsburgh di Willa Cather è la realtà, il sogno infranto, il soffocamento delle diversità. Con una scrittura precisa, netta e al tempo stesso elusiva ed evocativa, Cather ci racconta l’intimità che si confronta con l’acciaio delle fabbriche, la fragilità che combatte con il sogno del successo, il coraggio della solitudine e dell’individualità, il tema della comunione del vivere e della diversità che fiorisce in disparte.
Willa Sibert Cather (1873-1947) è uno dei cantori della vita di frontiera americana. Nel 1923 ha vinto il Premio Pulitzer per il romanzo One Of Ours. Cresciuta in Nebraska, ha lavorato a Pittsburgh per dieci anni, per poi trasferirsi a New York dove ha passato il resto della vita. Fra i suoi romanzi si ricordano My Antonia del 1918, A Lost Lady del 1923 (Una signora perduta, tradotto da Eva Kampmann, per Adelphi nel 1990), My Mortal Enemy del 1926 e Death comes for the Archbishop del 1927. Pionieri è stato pubblicato da Mattioli nel 2013.
Willa Cather, I racconti di Pittsburgh [Il caso di Paul – Uno studio sul carattere (Paul’s Case: A Study in Temperament) e Una scarpetta d’oro (A Gold Slipper)], a cura di Nicola Manuppelli, Mattioli 1885, 2016, pp. 76, ISBN: 9788862615112