Tranne la celeberrima Ballata del carcere di Reading (1898), quasi tutta la produzione poetica di Oscar Wilde risale all’età giovanile. Benché decisamente eterogenea nei temi, nei motivi e nello stile, questa raccolta costituisce indubbiamente un prezioso documento del gusto dell’età vittoriana. D’altro canto, questo “canzoniere” lieve e raffinatissimo, ora ispirato al medioevo preraffaelita, ora classicheggiante, ora impressionista, presenta tutte le matrici originarie dei caratteri tipici che contraddistinguono le opere più note dello scrittore dublinese, e in particolare le sue superbe opere teatrali.
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Oscar Wilde fu scrittore, poeta, drammaturgo e saggista irlandese. Grazie ai suoi poemi e ai suoi sferzanti articoli viene considerato uno dei personaggi di spicco della vita mondana e culturale inglese, diventando presto un’icona di stile. Fra le sue opere ricordiamo: Il fantasma di Canterville (1887), Il principe felice (1888), Il gigante egoista (1888) e Il ritratto di Dorian Gray (1891), suo unico romanzo, testo simbolo del decadentismo e dell’estetismo. È autore di opere teatrali ancora oggi rappresentate in tutto il mondo, il cui dramma più celebre è Salomè (1893). Condannato a due anni di lavori forzati per omosessualità (1895), durante la prigionia scrive alcune fra le più belle pagine in prosa: De profundis (uscito postumo nel 1905), oltre alla Ballata del carcere di Reading (1898).
Oscar Wilde, Poesie, trad. it. di Carlo Izzo e Valentina Vetri, introduzione di Silvia Mondardini, Rusconi 2019, pp. 227, ISBN: 9788818033670