«Fai l’uomo!», lo avrete sentito dire tantissime volte. In famiglia, tra amici, nei film, nelle canzoni. Ma cosa vuol dire esattamente? Chi decide come si fa l’uomo? E soprattutto, è davvero così importante? Oggi esiste un solo maschile possibile. Una specie di gabbia dorata in cui veniamo costretti fin da piccoli, fatta di diritti e doveri, o meglio, di privilegi e catene. Questo libro vuole scavare dentro queste regole. Smontarle, rovesciarle, scardinarle. Un viaggio negli stereotipi maschili raccontati proprio da chi, almeno una volta, si è sentito in dovere di “fare l’uomo” e ha capito quanto sia pesante. Questo libro si rivolge a chi è stanco di questi standard e vuole immaginare un maschile diverso. Per sé stessi, per una relazione, per un amico, per un figlio, per un fratello. Ecco, questo libro è per voi. Con i contributi di: Andrea Batilla, Pierluca Mariti, Alberto Guidetti, Le Sex en Rose (Ivano Messinese e Morena Nerri), Mammadimerda (Francesca Fiore e Sarah Malnerich), Martina Miccichè, Nicola Macchione, Enrico Mensa, Riccardo Onorato, Psicologa Cruda, Matteo Rastelli, Giulio Scarano, Matteo Botto, Nicola Brajato, Francesco Tanini.
Mica Macho è una community nata nel 2020, uno spazio aperto per ripensare il maschile, una pluralità di voci, un movimento di persone, stanche della virilità machista, che si ritrovano a ragionare sul significato della parola maschio. L’obiettivo è di ripensare il maschile insieme a tutti e tutte, ma ci sono 9 persone che lavorano costantemente al progetto: Giorgia Crisci, Francesco Ferreri, Gabriele Guadagna, Lorenzo Mattiello, Benedetto Palazzi, Andrea Pracucci, Flavia Tucci, Pietro Vincenzi, Giacomo Zani.
Titolo: Cosa vuol dire fare l’uomo?
Scritto da: MICA macho
Edito da: Edizioni Sonda
Anno: 2023
Pagine: 192
ISBN: 9788872242063
Me lo disse mio padre biologico da quando ero ragazzo e ancora non avevo fatto coming out. Se piangevo per un film: “fai l’uomo!”
Pesante quanto sia ma alla fine “tira fuori le palle e sii uomo” è stato il migliore (l’unico) consiglio che mi ha dato:
mi sono sentito uomo quando ho fatto coming out e dissi a casa “questo è Fabio e sta con me, che lo vogliate o no”.
Mi sono sentito uomo quando dopo cinque anni di convivenza “tranquilla” (felice è altra storia) ho buttato fuori il mio ex con le valigie e tutto dopo aver scoperto calzini estranei sotto il nostro letto. Avessi trovato preservativi usati non sarei dove sono ora…
Mi sono sentito uomo quando, scoperto di avere l’HIV, dopo aver toccato il fondo per qualche mese, ho seguito i consigli delle persone professionisti e non, che mi hanno indicato la strada.
Mi sono sentito uomo quando, dopo mesi di incertezza e paura reciproca, ho detto al mio allora compagno e attuale marito “questa è scienza, le paranoie no” in riferimento al fatto che una persona HIV positiva in cura con antivirali NON trasmette il virus al partner negativo. Lui era riluttante a leggere ma alla fine il “o ti informi o ti lascio in bianco” è stato più forte del suo “o preservativo ovunque o in bianco”.
Mi sono sentito uomo quando a mio padre biologico che diceva “tanto è solo questione di tempo e morirai di AIDS” l’ho guardato negli occhi e gli ho detto “tranquillo, morirai prima tu e non è detto che io ti accompagni”.
Mi sono sentito uomo quando per covid, nel 2020, mio padre stava morendo davvero; istintivamente l’avrei spinto nella fossa e invece l’ho supportato finché ho potuto. Ho anche cercato di perdonarlo ma l’ho sempre chiamato per nome e non “papà” in modo che capisse sempre la mia posizione. Poi però quando hanno iniziato i casi di “vaiolo delle scimmie” ha ricominciato con provocazioni e battute omofobe così l’ho mandato appositamente, deliberatamente, a farselo… [censura] e aggiungendoci pure “così almeno ci godi lo so che ti prude”.
Mamma ha un nuovo marito da 35 anni e lui è sempre stato solo. Mai avuto una compagna! A parte che neanche il covid l’ha sopportato secondo me, ma…
Gliel’ho detto in faccia sia quando avevo cercato di perdonarlo sia dopo: “mi hai insegnato tu a essere un uomo con le palle e io mi sto comportando come tale”. Dopodiché mi sento uomo anche quando piango davanti ai film. Forse mi sento più uomo di tutti quegli uomini che per sentirsi tali, rinunciano a se stessi. E non per colpa loro.