Provocante resoconto autobiografico dei primi ventisei anni del grande scrittore francese. ”Se il grano non muore” prende avvio dall’infanzia di Gide, mettendone in evidenza le difficoltà relazionali, l’oppressiva figura materna, il puritanesimo di un’educazione claustrofobica, e ne segue poi la crescita e la continua lotta contro questa rigida impostazione, in nome di una fedeltà inflessibile a se stesso e alla propria, anche contraddittoria, autenticità. Dalla scoperta della propria omosessualità all’amore platonico per la cugina-moglie Madeleine, dalle crisi etiche all’equilibrio tra estasi e purezza morale, Gide in questo libro, parallelamente a quanto stava realizzando nei ”Diari” [Diario: 1 e Diario: 2], fa di se stesso un personaggio letterario, un personaggio però che, a differenza delle creazioni romanzesche, non può essere tacciato di falsità.
André Gide (1869-1951). È stato uno degli scrittori più influenti del primo Novecento europeo, l’ultimo forse rappresentante di un’idea di scrittura tersa, armoniosa, cartesianamente razionale. Maestro di più generazioni, la sua influenza è si estesa dalla cultura al costume, sia per l’incessante ricerca di nuove forme letterarie sia per le sue coraggiose prese di posizione in materia morale e politica, rivolte soprattutto contro l’istituto borghese della famiglia e l’ipocrisia religiosa.
André Gide, Se il grano non muore [Si le grain ne meurt], trad. it. di Garibaldo Marussi, a cura di Piero Gelli, Bompiani 2017, pp. 352, ISBN: 9788845284007
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