Un classico, ha scritto Italo Calvino, non ha mai finito di dire quel che ha da dire. Cosa ci dicono, oggi, questi due saggi di Susan Sontag, intensissimi e intrepidi come da sua cifra, pubblicati per la prima volta nel 1978 e nel 1989? Che la malattia, nonostante l’illusione di oggettività che l’Occidente “scientifico” tende a coltivare, non è percepita né concepita secondo le sue coordinate reali, ma è una costruzione culturale, profondamente connotata in senso metaforico. La malattia non parla di se stessa, perché la facciamo sempre parlare di altro, attraverso il linguaggio figurato con cui la bardiamo nella comunicazione e nell’immaginazione. E poiché “è quasi impossibile prendere residenza nel regno dei malati senza lasciarsi influenzare dalle sinistre metafore architettate per descriverne il paesaggio”, è in primo luogo ai malati che dobbiamo una resistenza e una liberazione dal cascame di queste metafore, particolarmente pericolose nel caso di malattie epocali, mitizzate (e mistificate) come “predatori malvagi e invincibili”: il cancro e le epidemie infettive (peste, tbc, sifilide, Aids, e altre che potremmo aggiungere a partire dal presente). “Nel tentativo di comprendere il male ‘radicale’ o ‘assoluto’, andiamo alla ricerca di metafore adeguate”, ma è solo togliendo potere a queste appropriazioni retoriche, afferma Sontag, che possiamo conoscere più a fondo la realtà della malattia e affrontarla con la necessaria consapevolezza.
«L’impatto che il libro, e il successivo saggio L’Aids e le sue metafore, hanno avuto sull’idea di malattia è stato notevole, per quanto da molte parti sia stato criticato, dal momento che appare praticamente impossibile parlare di qualsiasi cosa senza ricorrere alle metafore, cosa che del resto fa la stessa Sontag nel suo saggio. Riletto oggi, a quarant’anni di distanza fornisce molti spunti di riflessione sulla situazione che stiamo vivendo» – Marco Belpoliti, Robinson
Di Susan Sontag (1933-2004), tra gli intellettuali statunitensi piú influenti della seconda metà del ’900, nottetempo ha pubblicato i primi due volumi dei diari, Rinata (2018) e La coscienza imbrigliata al corpo (2019), cui è seguito nel 2020 il romanzo L’amante del vulcano. Malattia come metafora / L’Aids e le sue metafore fa parte del progetto di ripubblicazione di alcune tra le sue opere più note.
Scritto da: Susan Sontag
Titolo: Malattia come metafora e L’AIDS e le sue metafore
Titolo originale: Illness as Metaphor and AIDS and Its Metaphors
Tradotto da: Paolo Dilonardo
Editore: Nottetempo
Anno di pubblicazione: 2020
Pagine: 240
ISBN: 9788874528257
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