Scritta a quattro mani da Judith Butler e Catherine Malabou e tradotta per la prima volta in italiano, quest’opera prende le mosse da una rilettura della dialettica servo-padrone formulata originariamente da Hegel in Fenomenologia dello spirito. “Che tu sia il mio corpo” è il comando che il padrone impone allo schiavo. Malabou e Butler, da sempre attente studiose del corpo delle minoranze, sottolineano come questa ingiunzione sia di fatto impossibile, in quanto soggettività e corporeità non possono essere mai completamente disgiunte. Il distacco non può compiersi se non nella forma di un “attaccamento ostinato al distacco”, un attaccamento sempre più ostinato e addirittura disperato.
Judith Butler docente presso l’Università della California, è una delle più note teoriche femministe e le sue tesi sul potere, sull’identità, sul genere e sulla sessualità sono al centro del dibattito filosofico internazionale. Nel 2012 è stata insignita del Premio Adorno. Tra le sue opere tradotte in italiano: La vita psichica del potere (Mimesis, 2013), Fare e disfare il genere (Mimesis, 2014), Vite precarie (Mimesis, 2017).
Catherine Malabou docente presso il Centre for Research in Modern European Philosophy (CRMEP) della Kingston University. La sua ricerca, di portata molto ampia, spazia dalle neuroscienze alla filosofia, dalla psicanalisi al femminismo.
Judith Butler e Catherine Malabou, Che tu sia il mio corpo. Una lettura contemporanea della signoria e della servitù in Hegel [You Be My Body for Me: Body, Shape, and Plasticity in Hegel’s Phenomenology of Spirit], a cura di Giovanbattista Tusa, Mimesis 2017, pp. 12, ISBN: 9788857540542
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