Più che un’intervista, un bilancio. Un riandare al passato remoto e prossimo, senza dimenticare il presente, né il futuro, sul filo teso di una memoria lucida, analitica e schietta. Conversazioni a tutto campo, che trovano sponda nei terreni di poesia, narrativa, diritto, filosofia, teoria della traduzione, ma anche arte, cinema, società, costume, mai dimenticando l’intenso impegno che Franco Buffoni ha profuso, nell’arco ormai di un cinquantennio, non solo in campo letterario, ma anche politico e civile. Una battaglia per l’affermazione del nuovo, come ben testimoniano queste pagine, ricche di nomi che vanno da W.H. Auden ad Allen Mandelbaum, da Mario Mieli a Seamus Heaney. E poi Raboni, Sereni, Giudici, Fortini, Zanzotto… A raccogliere questa testimonianza è stato il più giovane Marco Corsi: un passaggio di testimone, una consegna, un’eredità intellettuale che arriva oggi al pubblico in tutta la sua disarmante, e spesso ironica, sincerità.
“Michaux diceva che l’intelligenza per fiorire deve essere ferita, e prima ancora che deve essere sporcata. Io aggiungo: se non va in setticemia – dopo essere stata ferita e sporcata – finisce che conferisce al soggetto una marcia in più”.
Franco Buffoni (Gallarate 1948) vive a Roma. Tra i suoi libri di narrativa Zamel, La casa di via Palestro, Il racconto dello sguardo acceso. L’opera poetica è raccolta nell’Oscar Poesie 1975-2012. Nel 2015 ha vinto il premio Viareggio con Jucci. http://www.francobuffoni.it
Marco Corsi (Arezzo 1985) vive a Milano. Dottore di ricerca in italianistica, lavora nell’editoria. Ha pubblicato saggi e interventi sulla poesia contemporanea, oltre al volume di versi Pronomi personali (2017).
Franco Buffoni e Marco Corsi, Come un polittico che si apre, Marcos y Marcos 2018, pp. 382, ISBN: 9788871688121
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